Progetti

Un orto condiviso e lezioni di educazione ambientale: parte il progetto Green Ability

Un orto condiviso e lezioni di educazione ambientale: parte il progetto Green Ability 1080 801 TERRA FRANCA

Terra Franca sbarca un progetto che coinvolge bambini e ragazzi con disabilità fisiche e psichiche in attività di educazione ambietali. Lo scopo del progetto, denominato Green Ability, è quello di creare un orto comunitario accessibile a tutti. Green Ability è sviluppato nell’ambito della Federsid – Federazione Sociale Italiana per le disabilità – in collaborazione con l’associazione Uniamoci Onlus.

Con Green Ability all’interno di Terra Franca sarà sviluppata una sezione specifica indirizzata a bimbi e adolescenti dai 3 ai 17 anni, con e senza disabilità. Si parte con le lezioni-workshop, per introdurre concetti chiave dell’educazione ambientale, spiegare la piantumazione di specie arboree e ortaggi, scegliere le piante da coltivare. L’attività sarà condivisa con i ragazzi residenti nel quartiere di Cruillas. Il passo successivo sarà l’organizzazione e l’implementazione di seminari di costruzione: l’approccio e quello maieutico, l’obiettivo è quello di realizzare panchine, tavoli, semenzai, casette per uccelli e installare un serbatoio per l’acqua piovana. Le attività legate all’orto sono tantissime e piano piano l’orto si amplierà e fiorirà. Contemporaneamente, il progetto Green Ability prevede un laboratorio di ceramica e diversi incontri con le scuole. L’evento clou, a settembre, sarà l’inaugurazione dell’orto condiviso.

Human Rights Youth Organization ritiene che il progetto Green Ability possa svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo delle competenze sociali e pratiche dei bambini e dei ragazzi coinvolti. La creazione di un orto non solo promuove l’educazione ambientale, ma offre anche un’opportunità per costruire relazioni tra i partecipanti.

In un contesto inclusivo, i bambini e i giovani possono lavorare insieme, imparando contemporaneamente a coltivare piante e vegetali. Questo lavoro di squadra stimola la comunicazione e l’interazione sociale, aiutando a superare barriere. Le attività come la semina, la cura delle piante e il raccolto, incoraggiano l’autonomia e la responsabilità.

Inoltre, l’orto condiviso può diventare per il quartiere un luogo di apprendimento dove si possono insegnare nozioni di botanica, sostenibilità e alimentazione sana. Ogni partecipante, indipendentemente dalle proprie abilità, ha un ruolo importante, contribuendo alla cura del giardino e raccogliendo i frutti del proprio impegno.

Anche le attività sensoriali, come toccare la terra o annusare le piante,  saranno adattate alle diverse esigenze, offrendo esperienze personalizzate. Infine, il risultato finale dell’orto condiviso non è solo un raccolto di frutta e verdura, ma anche una comunità coesa e un forte senso di appartenenza, promuovendo un messaggio di inclusione e rispetto reciproco.

La Federsid

La Federsid, Federazione Sociale Italiana per le disabilità, fondata nell’Aprile 2013 a Palermo è una federazione formata da diversi organismi operanti nel settore della disabilità.

Dal 2013 la federazione opera in diversi ambiti, da quello progettuale e programmatico a quello di advocacy presso le istituzioni pubbliche.

Gli enti direttivi dell’organizzazione sono l’associazione Uniamoci Onlus, L’associazione HRYO Human Rights Youth Organization e l’associazione Porte Aperte.

La Federazione ha promosso negli anni la nascita di un network nazionale ed europeo a cui partecipano fra le maggiori organizzazioni operanti nel settore della disabilità.

Andrea, Gabriele, Gaspare e Laura: quattro storie dietro al Servizio Civile

Andrea, Gabriele, Gaspare e Laura: quattro storie dietro al Servizio Civile 1280 960 TERRA FRANCA

L’empatia verso il mondo naturale unisce le storie dei quattro giovani che da qualche settimana sono impegnati a Terra Franca in un progetto del Servizio Civile Ambientale. Andrea, Gabriele, Gaspare e Laura supportano con entusiasmo il significativo investimento di HRYO sull’educazione alla tutela dell’ambiente e nella promozione di comportamenti sostenibili. Le loro sono storie che parlano di creatività, riconnessione con la terra, curiosità e impegno.

Andrea ha 29 anni e, prima di diventare amministratore di condominio, ha accumulato diverse esperienze lavorative. Da sempre ha un forte legame con la natura e gli animali e ha deciso di impegnarsi nel Servizio civile ambientale a Terra Franca per avere l’opportunità di viverli da vicino.

Gabriele ha deciso di partecipare al servizio civile ambientale per acquisire nuove competenze, sviluppare un senso di responsabilità sociale, fare nuove esperienze e contribuire all’arricchimento del proprio curriculum. Ha 22 anni, la maturità classica e il Servizio Civile è per lui la prima esperienza lavorativa. Ama molto la terra e il contatto con la natura.

Per Gaspare, 22 anni, con la maturità scientifica in tasca, il servizio civile ambientale è un’opportunità per contribuire in maniera significativa alla sua crescita professionale. Il suo obiettivo a medio termine è quello di imparare a gestire un terreno sia pure con risorse esigue. La sua passione? Oltre all’agricoltura, l’allevamento di animali esotici e le scienze naturali.

Laura, 28 anni, è appassionatə di fumetti e videogiochi, viaggia per l’Italia lavorando nelle fiere più importanti del settore. Ex barista, si muove tra eventi e community geek, trasformando la sua passione in lavoro. Studia criminologia, conosce l’inglese e il tedesco, lingue che la aiutano a comunicare e interagire con persone di diverse culture. Ha scelto il servizio civile ambientale perché crede nella tutela della natura e in un futuro più sostenibile.

Alla fine del 2024 sono stati selezionati per il Servizio Civile Ambientale e hanno scelto di impegnarsi nel progetto proposto dalla Human Rights Youth Organization in collaborazione con l’Associazione Dasein.

Il progetto del Servizio Civile riguarda l’ideazione e la realizzazione di attività finalizzate alla promozione della conoscenza e della cultura della solidarietà mediante la promozione di forme di collaborazione tra gli enti del territorio. Il servizio civile è, non dimentichiamolo, un’esperienza che arricchisce non solo il singolo volontario, ma l’intera collettività. La collaborazione tra HRYO e Associazione Dasein dimostra l’importanza di unire le forze per costruire un futuro più sostenibile, garantire un ambiente sano e prospero per tutti e sviluppare opportunità per le nuove generazioni. La sede di Human Rights Youth Organization, Terra Franca, è accreditata per il Servizio Civile Universale.

Cosa è il Servizio Civile Ambientale

Il servizio civile ambientale è un programma di volontariato promosso dal governo italiano che permette ai giovani di impegnarsi per dodici mesi in progetti a favore dell’ambiente e della comunità. Gli obiettivi principali del servizio civile ambientale sono la tutela e la valorizzazione del territorio, la sensibilizzazione sulla sostenibilità ambientale e la promozione di comportamenti eco-sostenibili.

I volontari che partecipano al servizio civile ambientale possono svolgere attività di monitoraggio ambientale, educazione ambientale, recupero di aree degradate, manutenzione di parchi e giardini pubblici, promozione della raccolta differenziata e tanto altro. In questo modo, contribuiscono in maniera concreta alla salvaguardia dell’ambiente e al benessere della comunità. Si tratta di un’esperienza che, andando oltre il volontariato tradizionale, sviluppa competenze, in connessione con il territorio, spendibili nel mondo professionale.

“Affrontiamo il progetto per il Servizio Civile Universale con molto entusiasmo, perché siamo convinti dell’importanza del rapporto con le ragazze e i ragazzi, coi quali collaborare in una dimensione di memoria attiva e di buone pratiche”, dice il presidente di HRYO, Marco Farina.

Progetto Alveare entra nel vivo, intervista ad Antonietta Fazio

Progetto Alveare entra nel vivo, intervista ad Antonietta Fazio 554 714 TERRA FRANCA

Disuguaglianze crescenti, studenti in fuga o che soccombono sotto il peso degli aspetti iterpersonali e familiari correlati alla sofferenza individuale, abitudini dannose come ad esempio l’abuso dei social o il fumo e l’alcol, ma anche l’abbandono delle istituzioni, le periferie inaridite, la logica delle imprese applicata sempre più frequentemente alle scuole. 

I problemi sono tanti e mettono a rischio la nostra società. 

Ma noi sogniamo bambini e ragazzi per quello che possono diventare, non per quello che sono: la cultura è la medicina per bambini e ragazzi sempre più fragili, sempre più frazionati nelle disuguaglianze (rapporto Save the children). 

Questa convinzione ci spinge a portare avanti progetti come Alveare, che non si limita all’utilizzo di tecniche e teorie specifiche, ma si avvale di importanti fattori terapeutici, come il rapporto diretto con la natura e la meditazione. 

Alveare (2023-PE3-00054) è ormai un progetto più che avviato, al servizio della comunità di minori alla quale è dedicato come iniziativa per contrastare la dispersione scolastica, il bullismo e l’esclusione sociale tra i più piccoli. Alveare, ricordiamolo, è stato avviato a settembre 2024 grazie al sostegno del Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud, con finanziamenti dell’Unione Europea attraverso il programma Next Generation EU.

Abbiamo chiesto ad Antonietta Fazio, presidente dell’associazione San Giovanni Apostolo onlus, partner con HRYO, l’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino e il Centro Muni Gyana del progetto, di rispondere ad alcune domande. 

  • Antonietta, Alveare proporrà percorsi educativi basati su attività culturali, ambientali e di sostegno scolastico. Quali saranno?

Alveare è un progetto che propone attività e quindi percorsi educativi che sono basati su attività di sostegno scolastico per ben 21 mesi sui 24 del progetto. Sono due le modalità. La prima è quella in orario antimeridiano, a scuola, all’Istituto Giuliana Saladino, partner del progetto, che prevede la presenza per due volte a settimana di 3 educatori dell’associazione San Giovanni Apostolo che si prendono cura e accompagnano un buon numero di minori, individuati e segnalati dalla scuola. Si tratta di ragazzi che hanno difficoltà e lacune e l’obiettivo è naturalmente quello di riuscire a farli arrivare al livello del resto della classe. La seconda è la modalità del sostegno scolastico pomeridiano, che si svolge tre volte a settimana nei locali dell’associazione San Giovanni Apostolo: il rapporto tra educatori e minori è di quasi uno a uno. Le attività sono sempre programmate e sviluppate in accordo con i docenti della scuola, al fine di non causare nei bambini un disorientamento rispetto alle modalità di apprendimento. In questi mesi, cioè da settembre, abbiamo potuto toccare con mano risultati palpabili. Le altre attività del progetto Alveare sono il percorso di meditazione e di sviluppo dell’autoconsapevolezza, che si rivolgerà prioritariamente alle famiglie, soprattutto alle mamme dei bambini e delle bambine che fanno parte del progetto, per dare la possibilità di approfondire il senso di genitorialità e mettere in comunione con altri genitori le problematiche quotidiane che si affrontano e che possono beneficiare di scambi di esperienze per trovare soluzioni. Le altre attività sono il percorso educativo a Terra Franca, svolto da HRYO, con laboratori ambientali all’interno del bene confiscato alla mafia. Si tratta di attività ben rodate, perché le due associazioni hanno uno stretto rapporto in tal senso da diversi anni. I bambini, per gruppi, svolgeranno attività che permetteranno loro di conoscere piante, fiori, alberi, api. Un altro laboratorio è denominato come il progetto, Alveare: si tratta di educazione alla salvaguardia dell’ambiente, si svolgerà in orario scolastico con le classi di seconda e terza elementare individuate dai docenti.

  • L’obiettivo di Alveare è offrire a 150 bambini tra i 5 e i 10 anni  opportunità educative che li aiutino a superare le difficoltà legate a contesti di disagio e a rischio di vulnerabilità. Alveare è partito ufficialmente a settembre, con la fase di elaborazione dei dati e l’organizzazione delle attività. Qual è l’approccio più costruttivo e come vi siete preparati ad affrontare tale sfida?

L’approccio più costruttivo è ed è stato il lavoro sinergico tra i partner di progetto, soprattutto con la scuola. In fase preparatoria, duranti gli incontri di coordinamento e di preparazione, sono stati fondamentali. Ci siamo preparati con il desiderio di affrontare questa sfida al meglio e abbiamo puntato molto sulla scelta di educatori ed educatrici con grande esperienza.

  • Le situazioni di fragilità, se non prese in tempo, possono rappresentare una linea diretta verso le tossicodipendenze, le psicopatologie, il disadattamento sociale e le forme estreme di ritiro sociale. Ci puoi fare un quadro della realtà della Sesta Circoscrizione dal tuo punto di vista?

Le situazioni di fragilità sicuramente rappresentano una linea diretta verso tutte le forme di disagio sociale che noi stiamo registrando in aumento in maniera fra l’altro esponenziale nel territorio di cui di occupiamo, ad esempio. La situazione, in questo periodo storico, in particolare nei quartieri Cruillas e Cep in cui il progetto si svolge, è quella di un gran numero di minori soggetti ad altissima povertà soprattutto educativa, dettata da delle situazioni familiari dove le capacità genitoriali sono ridotti al minimo. Questo, nella stragrande maggioranza dei casi, causata dal fatto che i genitori quasi sempre giovani, vengono fuori da un periodo storico di quindici anni circa – secondo il rilevamento del nostro servizio – di quasi totale mancanza di servizi rivolti a giovani e ad adolescenti, che ha determinato in loro una carenza di formazione genitoriale. La povertà educativa è veramente alta: c’è un totale disinteresse verso la scuola, un approccio con i social media veramente deleterio e una scala dei valori che vede al primo posto l’apparire, che sostituisce il valore dell’essere. Tutte le nostre attività cercano di ridurre queste situazioni di fragilità per migliorare la situazione e per questo motivo cerchiamo di lavorare anche sulla fascia adulta. Nel tempo, comunque, la Sesta Circoscrizione si è costruita in maniera informale quella che spesso viene definita con un termine anche abusato “comunità educante”, ma qui lo è realmente: le scuole, le famiglie, le parrocchie, gli enti sportivi, gli stessi commercianti contribuiscono a progetti come quello di Alveare. Due più due non fa quattro, ma cinque, in senso positivo.

  • Il progetto promuove il rispetto per la natura e le relazioni positive. Ci puoi spiegare il senso e l’importanza di questa azione formativa?

Le situazioni di fragilità non si riducono con facilità, ma siamo certi che tra gli strumenti più efficaci ci sono il rapporto con la natura e le relazioni positive. La natura distacca dai social media e fa instaurare relazioni “vere”, senza l’intermediazione del cellulare, ad esempio, il cui uso è pervasivo.  Quando il bambino è nella natura, quando corre, salta, si incanta per un’ape o per un lombrico, dal punto di vista sensoriale assume una grande ricchezza emozionale. Ai bambini dobbiamo offrire delle occasioni il più possibile naturali e delle relazioni autentiche. Col progetto Alveare noi diciamo a questi bambini che siamo davvero lì, per loro. Nella scuola accanto all’educazione formale deve esserci l’educazione del cuore.

  • Alveare, come tanti altri progetti del Terzo Settore, beneficia della collaborazione di una vera e propria rete di partner, stavolta locali. La collaborazione come traino della società, si può dire?

La collaborazione tra gli enti partner vuole essere traino della società.  Progetti come Alveare reggono grazie non solo alla buona volontà degli enti coinvolti, ma quando, mettendo insieme le varie competenze con lealtà e spirito di collaborazione, i fatti riescono a seguire alle parole. La collaborazione, diciamolo, è garanzia di valore. 

HER, empowering women

HER, empowering women 150 150 TERRA FRANCA


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SEED (Skills development for Youth Empowerment and Employment reaDiness)

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#Spreadthegame

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Enhance Youth Employability Youth Exchange

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Gaia_The Experience

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