Istituto comprensivo Giuliana Saladino

Progetto Alveare entra nel vivo, intervista ad Antonietta Fazio

Progetto Alveare entra nel vivo, intervista ad Antonietta Fazio 554 714 TERRA FRANCA

Disuguaglianze crescenti, studenti in fuga o che soccombono sotto il peso degli aspetti iterpersonali e familiari correlati alla sofferenza individuale, abitudini dannose come ad esempio l’abuso dei social o il fumo e l’alcol, ma anche l’abbandono delle istituzioni, le periferie inaridite, la logica delle imprese applicata sempre più frequentemente alle scuole. 

I problemi sono tanti e mettono a rischio la nostra società. 

Ma noi sogniamo bambini e ragazzi per quello che possono diventare, non per quello che sono: la cultura è la medicina per bambini e ragazzi sempre più fragili, sempre più frazionati nelle disuguaglianze (rapporto Save the children). 

Questa convinzione ci spinge a portare avanti progetti come Alveare, che non si limita all’utilizzo di tecniche e teorie specifiche, ma si avvale di importanti fattori terapeutici, come il rapporto diretto con la natura e la meditazione. 

Alveare (2023-PE3-00054) è ormai un progetto più che avviato, al servizio della comunità di minori alla quale è dedicato come iniziativa per contrastare la dispersione scolastica, il bullismo e l’esclusione sociale tra i più piccoli. Alveare, ricordiamolo, è stato avviato a settembre 2024 grazie al sostegno del Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud, con finanziamenti dell’Unione Europea attraverso il programma Next Generation EU.

Abbiamo chiesto ad Antonietta Fazio, presidente dell’associazione San Giovanni Apostolo onlus, partner con HRYO, l’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino e il Centro Muni Gyana del progetto, di rispondere ad alcune domande. 

  • Antonietta, Alveare proporrà percorsi educativi basati su attività culturali, ambientali e di sostegno scolastico. Quali saranno?

Alveare è un progetto che propone attività e quindi percorsi educativi che sono basati su attività di sostegno scolastico per ben 21 mesi sui 24 del progetto. Sono due le modalità. La prima è quella in orario antimeridiano, a scuola, all’Istituto Giuliana Saladino, partner del progetto, che prevede la presenza per due volte a settimana di 3 educatori dell’associazione San Giovanni Apostolo che si prendono cura e accompagnano un buon numero di minori, individuati e segnalati dalla scuola. Si tratta di ragazzi che hanno difficoltà e lacune e l’obiettivo è naturalmente quello di riuscire a farli arrivare al livello del resto della classe. La seconda è la modalità del sostegno scolastico pomeridiano, che si svolge tre volte a settimana nei locali dell’associazione San Giovanni Apostolo: il rapporto tra educatori e minori è di quasi uno a uno. Le attività sono sempre programmate e sviluppate in accordo con i docenti della scuola, al fine di non causare nei bambini un disorientamento rispetto alle modalità di apprendimento. In questi mesi, cioè da settembre, abbiamo potuto toccare con mano risultati palpabili. Le altre attività del progetto Alveare sono il percorso di meditazione e di sviluppo dell’autoconsapevolezza, che si rivolgerà prioritariamente alle famiglie, soprattutto alle mamme dei bambini e delle bambine che fanno parte del progetto, per dare la possibilità di approfondire il senso di genitorialità e mettere in comunione con altri genitori le problematiche quotidiane che si affrontano e che possono beneficiare di scambi di esperienze per trovare soluzioni. Le altre attività sono il percorso educativo a Terra Franca, svolto da HRYO, con laboratori ambientali all’interno del bene confiscato alla mafia. Si tratta di attività ben rodate, perché le due associazioni hanno uno stretto rapporto in tal senso da diversi anni. I bambini, per gruppi, svolgeranno attività che permetteranno loro di conoscere piante, fiori, alberi, api. Un altro laboratorio è denominato come il progetto, Alveare: si tratta di educazione alla salvaguardia dell’ambiente, si svolgerà in orario scolastico con le classi di seconda e terza elementare individuate dai docenti.

  • L’obiettivo di Alveare è offrire a 150 bambini tra i 5 e i 10 anni  opportunità educative che li aiutino a superare le difficoltà legate a contesti di disagio e a rischio di vulnerabilità. Alveare è partito ufficialmente a settembre, con la fase di elaborazione dei dati e l’organizzazione delle attività. Qual è l’approccio più costruttivo e come vi siete preparati ad affrontare tale sfida?

L’approccio più costruttivo è ed è stato il lavoro sinergico tra i partner di progetto, soprattutto con la scuola. In fase preparatoria, duranti gli incontri di coordinamento e di preparazione, sono stati fondamentali. Ci siamo preparati con il desiderio di affrontare questa sfida al meglio e abbiamo puntato molto sulla scelta di educatori ed educatrici con grande esperienza.

  • Le situazioni di fragilità, se non prese in tempo, possono rappresentare una linea diretta verso le tossicodipendenze, le psicopatologie, il disadattamento sociale e le forme estreme di ritiro sociale. Ci puoi fare un quadro della realtà della Sesta Circoscrizione dal tuo punto di vista?

Le situazioni di fragilità sicuramente rappresentano una linea diretta verso tutte le forme di disagio sociale che noi stiamo registrando in aumento in maniera fra l’altro esponenziale nel territorio di cui di occupiamo, ad esempio. La situazione, in questo periodo storico, in particolare nei quartieri Cruillas e Cep in cui il progetto si svolge, è quella di un gran numero di minori soggetti ad altissima povertà soprattutto educativa, dettata da delle situazioni familiari dove le capacità genitoriali sono ridotti al minimo. Questo, nella stragrande maggioranza dei casi, causata dal fatto che i genitori quasi sempre giovani, vengono fuori da un periodo storico di quindici anni circa – secondo il rilevamento del nostro servizio – di quasi totale mancanza di servizi rivolti a giovani e ad adolescenti, che ha determinato in loro una carenza di formazione genitoriale. La povertà educativa è veramente alta: c’è un totale disinteresse verso la scuola, un approccio con i social media veramente deleterio e una scala dei valori che vede al primo posto l’apparire, che sostituisce il valore dell’essere. Tutte le nostre attività cercano di ridurre queste situazioni di fragilità per migliorare la situazione e per questo motivo cerchiamo di lavorare anche sulla fascia adulta. Nel tempo, comunque, la Sesta Circoscrizione si è costruita in maniera informale quella che spesso viene definita con un termine anche abusato “comunità educante”, ma qui lo è realmente: le scuole, le famiglie, le parrocchie, gli enti sportivi, gli stessi commercianti contribuiscono a progetti come quello di Alveare. Due più due non fa quattro, ma cinque, in senso positivo.

  • Il progetto promuove il rispetto per la natura e le relazioni positive. Ci puoi spiegare il senso e l’importanza di questa azione formativa?

Le situazioni di fragilità non si riducono con facilità, ma siamo certi che tra gli strumenti più efficaci ci sono il rapporto con la natura e le relazioni positive. La natura distacca dai social media e fa instaurare relazioni “vere”, senza l’intermediazione del cellulare, ad esempio, il cui uso è pervasivo.  Quando il bambino è nella natura, quando corre, salta, si incanta per un’ape o per un lombrico, dal punto di vista sensoriale assume una grande ricchezza emozionale. Ai bambini dobbiamo offrire delle occasioni il più possibile naturali e delle relazioni autentiche. Col progetto Alveare noi diciamo a questi bambini che siamo davvero lì, per loro. Nella scuola accanto all’educazione formale deve esserci l’educazione del cuore.

  • Alveare, come tanti altri progetti del Terzo Settore, beneficia della collaborazione di una vera e propria rete di partner, stavolta locali. La collaborazione come traino della società, si può dire?

La collaborazione tra gli enti partner vuole essere traino della società.  Progetti come Alveare reggono grazie non solo alla buona volontà degli enti coinvolti, ma quando, mettendo insieme le varie competenze con lealtà e spirito di collaborazione, i fatti riescono a seguire alle parole. La collaborazione, diciamolo, è garanzia di valore.